Storia e curiosità
Il carciofo vanta una storia molto antica. Era infatti già conosciuto e ricercato come pianta selvatica dagli antichi Greci e Romani. Iniziò poi ad essere coltivato in Sicilia nei primi secoli d.C. e lentamente risalì la nostra penisola nel tardo Medioevo.
È così che il carciofo si è diffuso anche in climi più miti, diventando tra i simboli della cucina tradizionale in diverse regioni (es. carciofo alla romana) e rendendone tra l’altro l’Italia uno dei maggiori produttori al mondo.
Una curiosità: il carciofo è molto apprezzato anche lontano dai fornelli, il suo succo è infatti usato nella cosmesi naturale per tonificare e rivitalizzare la pelle.
Aspetti nutrizionali
Ricco in ferro e povero in calorie, il carciofo rientra spesso tra i consigli nutrizionali anche per il buon contenuto di altri sali minerali (calcio, fosforo, sodio, potassio) e di alcune vitamine (A, B1, B2, C, PP).
Il principio attivo della cinarina, oltre a connotare il particolare sapore amaro, attribuisce al carciofo proprietà benefiche per la diuresi renale nonché per la regolarità intestinale.
Sodio (94 Mg per 100 g)
Fibre (5 g per 100 g)
Varietà
A differenza del carciofo selvatico (ricco di spine), la varietà addomesticata per l’orto è in genere più gentile alle mani del contadino, pur con alcune eccezioni (lo spinoso sardo).
Fra le varietà più conosciute in Italia ci sono:
– il Catanese o Violetto di Sicilia, varietà più diffusa in particolare al Sud Italia,
– il Romano (“mammola”) e il simile Paestum (IGP), denominati secondo le aree cui fanno riferimento le colture,
– il Violetto di Toscana,
– lo spinoso sardo, con una varietà ligure molto simile conosciuta come carciofo spinoso d’Albenga.
[Tratto da www.verduredistagione.it]